di Adriana M. Soldini


Ci sono ancora sensazionalismi già datati e opere improponibili nei tre padiglioni di Arte Fiera, ma in questa orgia di colori e forme azzardate, spiccano più che nelle passate edizioni alcune opere che davvero sanno incantare lo spettatore, mentre le gallerie “giovani”, nella Hall 18, fanno il loro dovere portando una ventata di aria fresca.

Se si dovesse premiare l’artista più sorprendente, basterebbe farne il nome: Marck.

Svizzero, ha esposto in tutto il mondo e nelle più importanti fiere internazionali, ma è praticamente sconosciuto in Italia. Al centro della sua arte, c’è lo studio dell’uomo e delle sue sensazioni. È uno spettacolo nello spettacolo, guardare il pubblico fermo davanti alle sue opere che le contempla come ipnotizzato, che si accalora per commentarle, tra una cascata di flash come davanti a una primadonna. E sono le donne le interpreti assolute delle video-sculture di questo straordinario artista che espone nello stand della Peithner-Lichtenfels di Vienna (Pad. 15, D 31). Donne inserite in spazi angusti che vogliono simboleggiare i limitati spazi di azione concessi al mondo femminile nella società e, al tempo stesso, rappresentano modelli per le relazioni e la comunicazione tra i sessi. Ciò che distingue Marck dagli altri artisti è di aver saputo interpretare il video come nessuno ha fatto prima. E si sa quanto sia difficile oggi essere originali nell’Arte Contemporanea. Coniugando innovazione a raffinatezza e pulizia assolute, l’artista fa interagire i personaggi dei suoi video con oggetti tangibili per lo spettatore. Come in “Sichel”, dove la donna in veste bianca nel video, proiettato su LCD, cerca di sfuggire da un pendolo più grande di lei che termina con una mezzaluna inquietante come una ghigliottina. Solo che il pendolo in movimento discontinuo è di metallo ed è posto sul retro dello schermo; come il pavimento su cui si muove la donna, è un pezzo di legno che fuoriesce dallo schermo stesso. Tutto collegato a una light box che illumina da dietro e che fa oscillare il pendolo, attraverso la sua cornice. Marck è un illusionista che gioca con la materia, con lo spazio e le sue dimensioni. Con un tocco di magia, apre un tunnel invisibile che permette alle dimensioni di comunicare tra reale e virtuale. Allo spettatore, che sia esperto o solo appassionato, non sfugge la lunga ricerca che sta a monte di un lavoro così complesso, che presuppone la conoscenza dei più diversi media e dove il tempo con la sua sincronizzazione gioca un ruolo basilare quanto lo spazio.